Francesco Fassbinder

Racconti, poesie, critiche di Francesco Santoro

sabato 14 dicembre 2013

Dialogo sull’ispirazione


Su di un balcone di una grande città nelle prime ore del mattino.
B – A che punto sei?

A – Oggi non ho molta ispirazione.

B – Come mai?

A – Dovrei parlare più di inspirazione.

B – Vale a dire?

A – Ciò che immetti, ciò che immetti letteralmente nei polmoni e attraverso i globuli trasportato dal sangue giunge dal cuore al cervello.

B – Penso di afferrare.

A – Più respiri puramente e in profondità, più puoi espirare, esprimerti con più scioltezza e naturalezza.

B – Dovremmo trasferirci in campagna.

A – L’importante è alzarsi presto, prima di tutti gli altri, la mattina, andare a letto presto la sera, nutrirsi bene, con coscienza giudizio e parsimonia, così da espellere nel modo migliore e il più velocemente possibile le scorie già presenti.

B – Scorie.

martedì 10 dicembre 2013

Una poesia insonne

La notte è tutta mia
mi appartiene
come questo corpo ampio
inerme
ripieno di stelle
che respira

un’infanzia ormai spenta
fatta di odori
di noci spaccate
sulle ginocchia del nonno

c’è chi sa tanto di me
tanto da poter dire

tanto che a me
sembra di non saper nulla

un’assenza
il vuoto dei desideri

il mondo
gira in un motore a folle
è benzina
olio lubrificante
acqua per il raffreddamento

una mucca dorme seduta
nel ghiaccio

latte di luna sarà
per il suo piccolo

anch’io lo berrò
ai raggi del mattino

per dare al giorno

un’ombra di senso.

lunedì 2 settembre 2013

Dialogo per la partecipazione ad un concorso letterario ormai scaduto



In un’ampia cucina scabra d’arredamento illuminata dalla luce mattutina filtrante da una finestra.


A – New York…! New York…! New York…!

B – E’ tutta la mattina che ne stai seduto a ripetere New York New York… abbassa almeno la voce!

A – Scusa se ti ho svegliato.

B – Non è per questo. È che sono di nuovo preoccupato per il tuo stato di salute.

A – Non so cosa possa centrare New York con la mia appendice.

B – Tutto è collegato… Devi sapere…

A – (lo interrompe) New York…! New York…! New York…!

B – Ancora!

A – New York!

domenica 30 giugno 2013

due poesie (amare)

bicicletta rossa

 ci leveranno anche le scarpe
e non sapranno che farsene

loro sono in pochi
noi in molti

ad ogni sguardo lanciato
alle stelle o alla luna
ci faranno pagare una tassa

eravamo felici
di guardare le stelle
le stelle non sono mai state felici
di guardare noi

innumerevoli paia di scarpe
ammassate nelle piazze

sulla via del futuro
andremo semiciechi e scalzi


* * * 

. puntini puntini

…e siamo diventati
tutti pazzi
più veloci
quasi tutti uguali
con desideri non nostri
assolutamente
da realizzare

come se non bastasse
dobbiamo andare a votare
per crearci nuovi desideri
difficili da comprare

solo in pochi
hanno una coscienza diversa
sempre se gli altri
ce l’abbiamo in barlumi

spesso indaffarati
non sappiamo che fare
se andare al mare
o fare ormai per poco
il bagno nei fiumi


  

mercoledì 19 giugno 2013

Dialogo su La grande bellezza di Sorrentino




Due del mattino, per le strade di Polignano a mare e in auto.


A – è un grande regista

B – silenzio

A – un film melanconico

B – nostalgico

A – B  silenzio

A – non parlava di noi

B – è vero, ma anche loro sono delle persone, persone pensanti, in movimento, che amano e soffrono, qualcuno di loro conosce la morte, come la vita

A – la loro vita

B – la vita

A – B  silenzio, partono in macchina, direzione ovest

lunedì 17 giugno 2013

Carnage di Roman Polanski

Torta fredda, Coca Cola calda


Nel suo ultimo film, in concorso alla mostra del cinema di Venezia, Roman Polanski chiude quattro personaggi all’interno delle pareti di un appartamento medio borghese di Brooklyn.
Il film, tratto dalla pièce teatrale “Il Dio della Carneficina” di Yasmina Reza, opera già rappresentata con successo a Broadway, adattata per il cinema dalla stessa drammaturga e dal regista, si avvale della presenza di quattro attori di altissimo valore: Jodie Foster nel ruolo di Penelope, la padrona di casa, bibliotecaria e scrittrice, moglie di Michael, interpretato da Jonh Reilly, rivenditore di accessori per il bagno, mentre Kate Winslet è Nancy, consulente finanziaria, moglie di Alan, interpretato da Cristoph Waltz, avvocato di alto rango.

Lo spazio in cui si muovono i quattro personaggi/attori è un ospitale appartamento newyorkese – in realtà parigino – dal quale, dopo vari inutili tentativi i due ospiti non riusciranno a uscire. Dall’appartamento lo spazio drammatico si ridurrà ai due divani e al tavolino sul quale fanno mostra di sé alcuni cataloghi d’arte e un vaso di tulipani gialli. Il motivo dell’incontro/scontro è il colpo in pieno volto inflittogli dal figlio degli ospiti al figlio dei padroni di casa.
Nella prima parte del film, con la volontà di risolvere la questione in maniera civile, i quattro fanno sfoggio della conoscenza dell’intera enciclopedia delle convenzioni in un crescendo di ostentate formalità che fanno presagire presto un’esplosione istintiva di animalità, regresso all’infanzia e barbarie. Già dalla seconda parte viene messa a nudo la falsa coscienza borghese della classe media non solo americana, ma in epoca di globalizzazione dei costumi e dei comportamenti, anche europea, mentre nella terza parte attraverso accuse reciproche, strenue difese della propria posizione non solo sociale, alleanze insperate e trasversali, l’esplosione della vera natura dei personaggi assume dimensioni parossistiche.

martedì 11 giugno 2013

Sul nettare divino

Nero opaco


Non accorgendomi di ciò che stavo facendo sorbivo da bicchieri di vetro fatti dalla sabbia un liquido liquoroso a temperatura ambiente, leggermente acido. Il contenitore divenne presto il contenuto e tutte le sue qualità innate si riversarono in me senza che fosse trascorso il barlume di un istante. Io divenni il contenuto e al contempo il contenitore di un succo liquoroso che non mi abbandonò se non alle prime luci dell’alba. Era notte. Notte inoltrata di luna piena e stelle fioche.

La vite era stata piantata, molto prima di essere piantata era stata seminata da mani sagge, occhi e orecchie sagge che conoscevano l’intero processo del liquido per giungere ad una bocca, uno stomaco e attraverso il sangue ad un cuore. Un cuore che batte ancora di estasi per il liquido sorbito rosso come il più rosso fuoco. Il processo è durato anni, anni di maturazione, ma avvicinandoci agli ultimi stadi, si potrebbe parlare di mesi. Mesi di stagioni alternate, spesso instabili, per far sì che il frutto a grappolo reagisse, resistesse e si rinforzasse grazie agli impedimenti. Stagioni di pioggia e di secca, cura continua protratta da mani esperte, tutto per colmare un bicchiere trasparente ora tinto di rosso, per colmare un corpo già rosso all’interno ora più rosso.

giovedì 6 giugno 2013

Il Carnevale di Ensor

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il carnevale di Ensor

non so quasi niente di te
eppure la seconda volta
che ti ho visto dal vero
ho pianto a dirotto

eravate cinque maschere
spaventose
ridenti di sberleffo
ora impresse nella memoria
come il più strenuo ricordo

vi avvicinavate verso di me
verso il mio sguardo
e
non appena ho pianto
siete rientrate nella cornice

le vostre smorfie
hanno sconvolto
per sempre
ogni mia sensazione precedente
ogni mio modo di percepire con la vista

il colore dominante era il verde
da quel momento il mio colore

oltre il verde
tutti i tuoi colori
impastati
vibranti
di gioia e sberleffo

gli stessi colori

animano la mia esistenza

martedì 4 giugno 2013

Orologi


I miei orologi su diverse applicazioni hanno tutti un’ora diversa, non solo l’ora ma anche i minuti e perfino i secondi, chissà gl’attimi, ma non sono in possesso di orologi atomici. C’è quello dello stereo che va via ad ogni temporale e, dato che m’infastidisce il lampeggio del doppio zero, lo regolo sempre alle dieci a qualsiasi ora, tante ore quante sono le dita delle mie mani. Grazie al salvavita sono sempre in contatto con chissà quale fuso orario, ma in barba alla precisione i minuti, i secondi, gli attimi, divengono un optional superfluo.

Non ho orologi al polso dato che per me il tempo quasi non sembra esistere e non vale la pena misurarlo, mentre navigo nello spazio trasportato dalle onde delle sensazioni. Tutto è spazio. Senza lo spazio ciclico e vorticoso non riuscirei a scrivere. Il tempo si confonde soprattutto nel passato, i miei orologi ne sono la testimonianza. Una testimonianza tecnica.