Francesco Fassbinder

Racconti, poesie, critiche di Francesco Santoro

domenica 23 novembre 2014

Un "Pasolini" vecchio quarant'anni

A cazzotti con l’ultimo film di Abel Ferrara


Abel Ferrara nel suo ultimo film si è addentrato in un’impresa non semplice per un regista americano: filmare gli ultimi giorni di vita di Pier Paolo Pasolini su un doppio binario: il punto di vista esterno, empirico, dei fatti accaduti, e quello dell’ultimo periodo della sua creatività artistica: il suo ultimo romanzo incompiuto (Petrolio) e la sua ultima sceneggiatura cinematografica (Porno-Teo-Kolossal).
Il film comincia con un’intervista da parte di un giornalista francese durante la proiezione nella sala di montaggio dell’ultimo film del poeta (Salò o le 120 giornate di Sodoma) dove si discute del rapporto artista-società e dove il poeta parla del proprio punto di vista sul tema dello scandalo.
Qui il film sembra cominciare bene, con la voce calda e allo stesso tempo dura del poeta (doppiato da Fabrizio Gifuni), interpretato dal credibile, per il momento, Willem Dafoe. La credibilità si associa inevitabilmente alle parole inequivocabili e colme di passione critica del poeta. Tutto è credibile perché testimoniato da testi esistenti.
Si passa subito ad un ritratto di famiglia all’interno della sua casa romana con Adriana Asti (già presente in Accattone nel ’61) nel ruolo della madre del poeta, Nico Naldini (cugino e scrittore) interpretato da Valerio Mastrandrea e Graziella Chiarcossi (cugina e studiosa dell’opera del poeta), più tardi si aggiungerà alla piccola fedele famiglia Laura Betti (interpretata un po’ sopra le righe da Maria de Mederiros) di ritorno dal set ungherese del film Vizi Privati Pubbliche Virtù di Jancsò. Qui il clima è caldo e privato, sembra di entrare educatamente nella vita intima del poeta, come lui organizza una giornata, i suoi pensieri e i suoi incontri, compreso quello con il giornalista Furio Colombo al quale concede controvoglia l’ultima sua intervista.

Il film rimane ancora credibile e piacevole quando una piccola parte di un capitolo di Petrolio viene tradotta in immagini. È uno dei capitoli più scabrosi e provocatori del romanzo dove s’intravede una sofferta identificazione del personaggio con l’autore. La scena filmica in realtà è solo un abbozzo, quella del romanzo si spinge ben più in là. Si avverte nel film già un primo approccio approssimativo all’opera del poeta.
Ad un certo punto appare ad una cena privata in una trattoria romana, poco prima dell’ora di chiusura, Ninetto Davoli (interpretato da Riccardo Scamarcio), con la sua compagna e il loro bambino, al quale il poeta confida l’ideazione della sua ultima sceneggiatura per un film che avrà lui come attore principale insieme a Eduardo de Filippo. Qui si nota il bellissimo rapporto d’amicizia e di fiducia che lo stringe a Ninetto, la dolcezza nei confronti dei bambini, e la confidenza con l’oste, vale a dire, con la gente umile e di uno strato sociale non appartenente al suo.
In breve le parole del poeta prendono forma in immagini: Ninetto Davoli interpreta Epifanio, e Scamarcio il suo servo: come in Uccellacci Uccellini i due personaggi (un re magio e il suo servo all’inseguimento della stella cometa che indica il luogo dove rinascerà il Salvatore), vagabondano per una città spettrale fuori dal tempo. Nel film (del film) viene rappresentata un’orgia nella città di Sodoma, l’odierna Roma. Qui il film cede notevolmente sotto ogni punto di vista: quella che doveva essere una scena estrema di sesso indiscriminato e promiscuo, viene rappresentata nel film di Ferrara come un elegante baccanale di giovani postsessantottini belli e borghesi. Alla potente provocazione pasoliniana si oppone una visione postmoderna povera di significati e un po’ chic. Poco o nulla resta della critica radicale sotto forma di scrittura e immagini del poeta in confronto alle immagini ricercate e prive di dissenso del regista americano. È come se quello che è rimasto di Pasolini (ed è rimasto tanto in ogni forma espressiva) si fosse disperatamente asciugato, seccato al sole del ventunesimo secolo ed evaporato per sempre. Per fortuna questo non è ancora accaduto e confido non accadrà ancora per molto tempo almeno per una parte del nostro occidente.
Ben presto il film giunge alla scena dell’approccio del ragazzo di vita, del rapporto tra lui e il poeta, e dell’arrivo di altri ragazzi, l’imboscata e la definitiva uccisione all’Idroscalo di Ostia. Scene girate in maniera volgare e sommaria. Non si capisce come il regista abbia fatto a rendere un fatto così importante per la cultura italiana (e non solo) in maniera così approssimativa e poco credibile. Solo ritenendo il film come un’operazione meramente metafilmica e evidentemente commerciale si possono accettare certe immagini. Il Pasolini di Ferrara è fuori dalla Storia, come i personaggi principali di Porno-Teo-Kolossal, ma purtroppo (per il regista), Pasolini è esistito realmente (non è una metafora), non solo come importantissimo personaggio pubblico ed eminente uomo di cultura, ma anche come grande artista, grande poeta e grande uomo. Ecco di questa grandezza nel film di Ferrara traspare poco o quasi nulla.
Resta probabilmente la notevole interpretazione di Willem Dafoe, ma il suo personaggio resta un personaggio più filmico che realmente vissuto, la bellezza formale di alcune immagini girate all’Eur, una certa atmosfera delle notti romane dell’epoca (le scorribande del poeta con la sua Alfa), la scelta da parte del regista di alcune musiche tratte dai primi film del poeta (Bach su tutte). Ma la bellezza che resta veramente, probabilmente l’unica, è il volto disincantato e sofferente di Adriana Asti, al quale manca però quella pietà tanto cara al poeta.

Ripesando al film di Ferrara, fa quasi nostalgia pensare al film del ’95 di Marco Tullio Giordana, Pasolini, un delitto italiano, sull’uccisione del poeta e il conseguente processo agli accusati. Di sicuro più rigoroso e certamente più credibile di questo Pasolini, sotto ogni punto di vista. Là dove il poeta viene rappresentato come un personaggio pubblico realmente esistente e non ridotto a un personaggio filmico di finzione interpretativa.

Nessun commento:

Posta un commento