Francesco Fassbinder

Racconti, poesie, critiche di Francesco Santoro

venerdì 28 novembre 2014

Dialogo all’uscita da un intervento dello scrittore Roberto Cotroneo in occasione della manifestazione “tu non conosci il Sud”

Bari, 27/11/2014 ore 19:30



A – A me non è piaciuto per niente. Ci ha considerati, noi pubblico presente, intendo, come dei celebrolesi. Sappiamo tutti che la Sicilia non è quella descritta dal Commissario Montalbano!

B – Certo. Ma non è solo questo. E’ che ha solo detto quello che non è il sud, non una parola su quello che è, almeno per lui.

C – Non l’ha detto, secondo me, perché, come per gli altri, il sud è solo un’idea, un po’ sterile e razionale. Il sud non esiste, può esserci un’idea di sud a seconda degli interessi che uno ha. Cotroneo, per esempio, ha scritto tutti i suoi romanzi ambientandoli nel sud dell’Italia e se n’è fatto un’idea sua personale, o ha creato un’idea di sud che in realtà non esiste. Ora, non ho letto i suoi libri, sia chiaro. Ma se sono ambientati in un tempo storico passato, va bene, ci può pur essere un’idea di sud che ora non c’è più, con i suoi problemi, i suoi conflitti, le sue contraddizioni, ci sta pure, per uno scrittore che vuole scrivere una storia con dei personaggi calati in un determinato luogo e contesto storico. Ma se vuoi raccontare una storia contemporanea al tempo in cui stiamo vivendo di cosa vuoi parlare? Per caso di un sud? Se tra gli abitanti, per esempio, della Puglia e quelli dell’Emilia sussistono, ora come ora, pochissime differenze identitarie se non quelle che fanno riferimento al reddito pro-capite.

A – L’ha detto lui stesso che non appartiene a nessun luogo in particolare.

B – No. Ha detto che è nato e vissuto ad Alessandria e ha accennato a problemi d’identità del Nord. Poi ha detto che si sente di appartenere al Salento e alla Valle d’Itria, ma vive a Roma, città che ha definito cinica, mentre Milano per lui è cattiva, e ha fatto intendere che essere cinici è peggio che essere cattivi, perché i romani prima ti sembrano tutti amici, poi spariscono, mentre i cattivi sono cattivi basta. Poi ha parlato di un certo fascino del nord associato alla nebbia, e alla bellezza del sud associata alla sua luce.



C – Sì, ma non ha detto cos’è per lui il sud. Ha parlato di Gomorra e di Saviano. Ora, Gomorra può essere considerato un romanzo-inchiesta, a suo dire, approssimativo e con una forma e uno stile sbagliato, ma resta il fatto che Saviano per denunciare la situazione nel napoletano e la camorra, ha rischiato e rischia ancora la pelle. E’ facile parlare quando si sta seduti dietro la tastiera o lo schermo di un computer, si scrivono romanzi, e si viene a fare le vacanze giù da noi, e magari a presentare i libri. Di certo i suoi romanzi non sono di denuncia, questo mi sembra evidente. Vabbè che non gli ho letti.

B – Che ne può sapere uno scrittore che vive a Roma, di come si vive qui?

C – Se c’è un’identità comune che unisce il sud sono i suoi problemi. Non altro. Il suo prossimo libro potrebbe intitolarsi “Un’idea dei problemi del Sud”.

A – Comunque ne sa. Dico, l’elenco degli scrittori che ha fatto.

B – Sono d’accordo col considerare Gadda e Sciascia i maggiori scrittori del novecento italiano. Pasolini non l’ha nemmeno nominato.

C – Sì, all’inizio, quando ha parlato del “Vangelo secondo Matteo”.

B – Bel film. Lì il sud traspariva attraverso i volti dei contadini e dei paesani e i paesaggi ancora semi-incontaminati. Ma io parlavo di “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”.

A – Li ho letti. Il sottoproletariato romano degli anni cinquanta è descritto meravigliosamente. Il film non l’ho visto. Di Pavese ha detto che è stato sopravvalutato.

B – Io non sono d’accordo. Pavese, secondo me, è allo stesso livello di Marquez per l’Argentina, e Faulkner per il sud dell’America del Nord, per la creazione di una mitologia delle Langhe Piemontesi e la descrizione della resistenza, meno preciso di Fenoglio, ma comunque un grande.

C – Era un suo giudizio personale, credo. Non si sarebbe permesso di esprimersi in modo oggettivo, anche perché credo che Cotroneo non sia all’altezza di Pavese. E’ facile parlare di “Benvenuti al sud” e di Zalone. Ha parlato di cosa non è il sud, ma per lui cos’è?

A – L’hai detto di nuovo.

C – E sì. Nemmeno il tempo di finire di parlare si è ritirato dietro la cattedra e gli si sono avvicinati gli amici. Non ha neanche chiesto “Qualche domanda?”. Ha fatto come fa la tv che ti parla e tu non puoi replicare, devi accettare tutto quello che arriva, così com’è. Quella era la domanda da fargli.

A – E’ vero.

B – E’ vero. Ha sbagliato in questo. Comunque è stato interessante.

A – A me ha annoiato.

C – Se c’è un’idea di sud è da cercare in certi quartieri di Bari, o in certi paesini del Salento. Lì resta qualcosa d’autentico. La pizzica o la taranta sono ormai solo fenomeni commerciali.

B – L’ha detto pure lui. Ma il barocco leccese, le pitture rupestri, quello che rimane d'incontaminato della costa, i paesi tipo Ostuni, la cucina... dove li metti?

C – Lo so, però…

A – Ora basta. Andiamo a fare i biglietti.


Sbagliano corsia e prendono il treno diretto a Cisternino al volo.


C – Il libro di De Martino è un importante studio antropologico.

B – L’abbiamo studiato tutti all’università.

A – Quale libro?

C – La terra del rimorso. Cotroneo ne ha parlato male. Chissà che voleva dire…

B – Forse che la taranta è un’invenzione moderna.

A – Sì. Mi pare abbia detto questo. Ha detto pure che la Lecce che appare nelle scenografie di "Mine Vaganti" non è autentica.

B - Sono d'accordo con lui.

A - Anch'io. E che la fotografia della Puglia e del sud in generale non può essere che in bianco e nero perchè testimonia e crea il sentimento di qualcosa di perduto.

B - Molto bello.

A - Vero.

C si addormenta mentre il treno si ferma nella stazione di Polignano.



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