Bari, 27/11/2014 ore 19:30
A – A me non è piaciuto per
niente. Ci ha considerati, noi pubblico presente, intendo, come dei
celebrolesi. Sappiamo tutti che la Sicilia non è quella descritta dal
Commissario Montalbano!
B – Certo. Ma non è solo questo.
E’ che ha solo detto quello che non è il sud, non una parola su quello che è,
almeno per lui.
C – Non l’ha detto, secondo me,
perché, come per gli altri, il sud è solo un’idea, un po’ sterile e razionale.
Il sud non esiste, può esserci un’idea di sud a seconda degli interessi che uno
ha. Cotroneo, per esempio, ha scritto tutti i suoi romanzi ambientandoli nel
sud dell’Italia e se n’è fatto un’idea sua personale, o ha creato un’idea di
sud che in realtà non esiste. Ora, non ho letto i suoi libri, sia chiaro. Ma se
sono ambientati in un tempo storico passato, va bene, ci può pur essere un’idea
di sud che ora non c’è più, con i suoi problemi, i suoi conflitti, le sue
contraddizioni, ci sta pure, per uno scrittore che vuole scrivere una storia
con dei personaggi calati in un determinato luogo e contesto storico. Ma se
vuoi raccontare una storia contemporanea al tempo in cui stiamo vivendo di cosa
vuoi parlare? Per caso di un sud? Se tra gli abitanti, per esempio, della
Puglia e quelli dell’Emilia sussistono, ora come ora, pochissime differenze
identitarie se non quelle che fanno riferimento al reddito pro-capite.
A – L’ha detto lui stesso che non
appartiene a nessun luogo in particolare.
B – No. Ha detto che è nato e
vissuto ad Alessandria e ha accennato a problemi d’identità del Nord. Poi ha
detto che si sente di appartenere al Salento e alla Valle d’Itria, ma vive a
Roma, città che ha definito cinica, mentre Milano per lui è cattiva, e ha fatto
intendere che essere cinici è peggio che essere cattivi, perché i romani prima
ti sembrano tutti amici, poi spariscono, mentre i cattivi sono cattivi basta.
Poi ha parlato di un certo fascino del nord associato alla nebbia, e alla
bellezza del sud associata alla sua luce.
C – Sì, ma non ha detto cos’è per
lui il sud. Ha parlato di Gomorra e di Saviano. Ora, Gomorra può essere
considerato un romanzo-inchiesta, a suo dire, approssimativo e con una forma e
uno stile sbagliato, ma resta il fatto che Saviano per denunciare la situazione
nel napoletano e la camorra, ha rischiato e rischia ancora la pelle. E’ facile
parlare quando si sta seduti dietro la tastiera o lo schermo di un computer, si
scrivono romanzi, e si viene a fare le vacanze giù da noi, e magari a
presentare i libri. Di certo i suoi romanzi non sono di denuncia, questo mi
sembra evidente. Vabbè che non gli ho letti.
B – Che ne può sapere uno
scrittore che vive a Roma, di come si vive qui?
C – Se c’è un’identità comune che
unisce il sud sono i suoi problemi. Non altro. Il suo prossimo libro potrebbe
intitolarsi “Un’idea dei problemi del Sud”.
A – Comunque ne sa. Dico, l’elenco
degli scrittori che ha fatto.
B – Sono d’accordo col
considerare Gadda e Sciascia i maggiori scrittori del novecento italiano.
Pasolini non l’ha nemmeno nominato.
C – Sì, all’inizio, quando ha
parlato del “Vangelo secondo Matteo”.
B – Bel film. Lì il sud
traspariva attraverso i volti dei contadini e dei paesani e i paesaggi ancora
semi-incontaminati. Ma io parlavo di “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”.
A – Li ho letti. Il
sottoproletariato romano degli anni cinquanta è descritto meravigliosamente. Il
film non l’ho visto. Di Pavese ha detto che è stato sopravvalutato.
B – Io non sono d’accordo.
Pavese, secondo me, è allo stesso livello di Marquez per l’Argentina, e Faulkner
per il sud dell’America del Nord, per la creazione di una mitologia delle
Langhe Piemontesi e la descrizione della resistenza, meno preciso di Fenoglio,
ma comunque un grande.
C – Era un suo giudizio
personale, credo. Non si sarebbe permesso di esprimersi in modo oggettivo,
anche perché credo che Cotroneo non sia all’altezza di Pavese. E’ facile
parlare di “Benvenuti al sud” e di Zalone. Ha parlato di cosa non è il sud, ma
per lui cos’è?
A – L’hai detto di nuovo.
C – E sì. Nemmeno il tempo di
finire di parlare si è ritirato dietro la cattedra e gli si sono avvicinati gli
amici. Non ha neanche chiesto “Qualche domanda?”. Ha fatto come fa la tv che ti
parla e tu non puoi replicare, devi accettare tutto quello che arriva, così
com’è. Quella era la domanda da fargli.
A – E’ vero.
B – E’ vero. Ha sbagliato in
questo. Comunque è stato interessante.
A – A me ha annoiato.
C – Se c’è un’idea di sud è da
cercare in certi quartieri di Bari, o in certi paesini del Salento. Lì resta
qualcosa d’autentico. La pizzica o la taranta sono ormai solo fenomeni
commerciali.
B – L’ha detto pure lui. Ma il barocco leccese, le pitture rupestri, quello che rimane d'incontaminato della costa, i paesi tipo Ostuni, la cucina... dove li metti?
C – Lo so, però…
A – Ora basta. Andiamo a fare i
biglietti.
Sbagliano corsia e prendono il treno diretto a Cisternino al volo.
C – Il libro di De Martino è un
importante studio antropologico.
B – L’abbiamo studiato tutti
all’università.
A – Quale libro?
C – La terra del rimorso.
Cotroneo ne ha parlato male. Chissà che voleva dire…
B – Forse che la taranta è
un’invenzione moderna.
A – Sì. Mi pare abbia detto
questo. Ha detto pure che la Lecce che appare nelle scenografie di "Mine Vaganti" non è autentica.
B - Sono d'accordo con lui.
A - Anch'io. E che la fotografia della Puglia e del sud in generale non può essere che in bianco e nero perchè testimonia e crea il sentimento di qualcosa di perduto.
B - Molto bello.
A - Vero.
C si addormenta mentre il treno si ferma nella stazione di Polignano.
B - Sono d'accordo con lui.
A - Anch'io. E che la fotografia della Puglia e del sud in generale non può essere che in bianco e nero perchè testimonia e crea il sentimento di qualcosa di perduto.
B - Molto bello.
A - Vero.
C si addormenta mentre il treno si ferma nella stazione di Polignano.
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